Analisi Psicologica dell'Omofobia - La strage di Orlando

 Analisi Psicologica dell’omofobia

La Strage di Orlando

Dr. Antonio Marco Campus

Psicologo clinico, Criminologo, psicodiagnosta, esperto in Sessuologia Clinica

 

Era un tranquillo sabato notte quando la scure della morte si è abbattuta su 49 vite falciandone le speranze ed il futuro. Implacabile e virulenta, sotto forma di psicopatologia,  ha incarnato le vesti di un giovane ragazzo armandogli la mano. Al di là  della fantasia, in un vortice di orrore che ha alterato la realtà in un incubo, si è consumata una strage in cui giovani ragazzi e ragazze hanno perso la vita sotto i riflettori di un locale fino ad allora un luogo sicuro e di divertimento.

Omar Mateen  è entrato in un locale gay di Orlando, il Pulse, ed ha aperto il fuoco.

Guardia giurata, nativo americano ma figlio di genitori afgani, il killer aveva due licenze per porto da armi e dopo aver aperto il fuoco sulla folla ed essersi barricato all'interno della discoteca e aver trattenuto numerosi ostaggi per ore,  è stato ucciso in uno scontro a fuoco con gli agenti.

Le indagini sono ancora aperte per capire il movente di questa strage, ma non sussiste una grande  differenza tra un atto terroristico e un atto omofobo in quanto l’omofobia è di per sé un atto terroristico in quanto volto a creare terrore e panico e perché la cultura terroristica agita dall’ Isis per sua stessa natura ha connotazioni omofobe.

Non occorre postulare sofisticate analisi politiche, non è una questione circa la facilità nel reperimento di armi negli Usa perche la stessa strage si sarebbe potuta compiere mediante benzina o bombe artigianali, è solo la conseguenza di una patologia mentale e dell’incapacità delle istituzioni e dei contesti sociali nel saperla riconoscere e arginare. La stessa patologia che discrimina, che porta giovani a suicidarsi, la stessa che conduce alla depressione al pensiero delirante. E solo un caso di omofobia interiorizzata.

L'omofobia è la paura immotivata e l'avversione irrazionale e talvolta delirante nei confronti dell’omosessualità, della bisessualità e della transessualità  che si manifesta sia con pattern comportamentali aggressivi, denigratori e delittuosi sia con un tipo di pensiero discriminatorio sorretto da pregiudizi e scarsa capacità di insight nei confronti di gay, trans e bisessuali.

Ad oggi credo occorra inserirla in tempi brevi all’interno del DSM per darne una totale accezione patologica e clinica così come  occorre una legge contro qualsiasi atto omofobo.   

Sebbene il termine fobia, rappresenti in senso clinico, una paura immotivata e irrazionale che porta il soggetto che ne soffre a vivere male all’interno della società e nelle relazioni interpersonali in modo consapevole e autodiretto, l’omofobia rappresenta un vissuto di malessere che viene proiettato ed agito contro l’oggetto odiato (gay, trans, bisex e travestiti) con l’obbiettivo di distruggerlo e sedare la propria frustrazione repressa a livello inconscio.

In virtù di ciò preferisco definire “l’omofobia come quell’insieme di pensieri ossessivi, idee stereotipate  e vissuti  di rabbia, frustrazione, odio e disprezzo che trasmutano in acting out discriminatori e talvolta aggressivi e delittuosi nei confronti delle persone omossessuali, bisessuali e transessuali” (Campus A. M. 2016).

Tali pensieri, stereotipati e a carattere ossessivo, sarebbero sorretti ed alimentati dalla paura della diversità che viene elaborata come qualcosa di negativo da cui difendersi e proteggersi.

I vissuti di rabbia e di frustrazione invero sarebbero alimentati dall’impossibilità di distruggere l’oggetto odiato in modo definitivo nel tentativo inconscio di sedare la propria angoscia.

Il profilo psicologico dell’omofobo in tal guisa è caratterizzato da un Io estremamente coartato e poco incline ad elaborare in modo funzionale la realtà, un Io frammentato e costituito da introietti percepiti come alienanti in cui l’Es predomina con paure escatologiche e vendicative fortemente pulsionali e per nulla filtrate cognitivamente. Il Super Io risulta essere deficitario nella comprensione di ciò che è giusto o sbagliato e di ciò che naturale e innaturale. La coscienza morale, totalmente distorta e sorretta da pensieri conformistici viziati dall’estremizzazione dottrinale (cattolica e islamica, politica, famigliare etc.) può trasmutare nella tendenza delirante giustizialista che porta l’omofobo a pensare di dover uccidere, picchiare, umiliare l’oggetto del suo odio (ragazzi omossessuale) perché è giusto farlo. E’ utile in tal senso pulire la società da ciò che non viene percepito come sociale e naturale.

Per omosessualità interiorizzata  si intende la paura di scoprirsi ed accettarsi gay con vissuti di rabbia, odio, frustrazione, sensi di colpa e parti del proprio sè che vengono negate e  proiettate all’esterno del proprio mondo psichico su un oggetto terzo con il quale l’individuo tende a contro identificarsi” (Campus A. M. 2016)

In tal senso il ragazzo non accetta a livello cosciente la propria omosessualità e proietta sui gay il proprio malessere  attraverso atti violenti e denigratori nel tentativo di porre a tacere il proprio malessere interiore.

Negazione del proprio orientamento sessuale, proiezione delle parti dell’Io negate e represse, e contro identificazione proiettiva nei confronti dei gay sono i meccanismi di difesa che subentrano in tali  soggetti.

Ciò accade quando l’omosessualità non viene accettata dall’individuo e non si amalgama con la personalità dando origine ad una struttura caratteriale e personologica tendente alla patologia depressiva e al disturbo del controllo degli impulsi aggressivi auto ed etero diretti con vissuti d’ansia fino a condurre al suicidio.

Sebbene l’omofobia possa subentrare come fase transitoria nei ragazzi giovani che si scoprono gay può diventare patologica se si cristallizza in una forma mentis coartata e stereotipata.

In tal guisa si può interpretare il gesto di Mateen in quando già frequentatore di locali gay e di chat di incontri per omossessuali nonostante fosse sposato e divorziato con un figlio e successivamente impegnato in una seconda relazione eterosessuale.

A detta del padre il movente della strage posta in essere dal figlio, psicologicamente malato ed instabile, è stato l’aver assistito ad un bacio tra due uomini che lo avrebbe disgustato.

Tale esperienza non elaborata dal killer costituirebbe l’introietto di cui si accennava prima che avrebbe contribuito a destrutturare l’Io e avrebbe dato sfogo alle pulsioni aggressive del ES.

In seno a ciò è come se Mateen avesse desiderato a tal punto di vivere quella stessa esperienza da averla odiata perché impossibilitato, dai sensi di colpa, dalla frustrazione e dalla paura, ad agirla e per ciò trasmutata in qualcosa da distruggere ed annientare perché fonte di angoscia di disintegrazione dell’Io e di frustrazione e rabbia.

Ciò che Omar Mateen avrebbe voluto essere è divenuto il suo peggior spauracchio annichilendolo in un processo di contro identificazione proiettiva per cui l’oggetto amato e mutato in oggetto odiato.

Sussistono tre tipologie di omofobo. La prima tipologia è quella dell’omofobo dichiarato, ovvero colui che si professa vantandosi di essere omofobo e di odiare gli omosessuali. Sono persone con un basso grado di istruzione, con poche relazioni sociali, soggetti un po’ fuori dalla società moderna e civilizzata. Possono essere parenti, amici , conoscenti. E’ quanto emerso sui social network subito dopo la strage di Orlando. Preti cattolici, cristiani cattolici, i nostri amici talvolta e conoscenti si sono abbandonati in commenti sprezzanti la vita bruciata delle vittime del Pulse in cui inneggiavano alla giustizia divina, alla consona punizione per coloro che giudicavano pervertiti e sodomiti. Hanno invocato il nome del loro Dio invano sporcandolo con intenti giustizialistici e patologici.  

La seconda tipologia è costituita da tutti coloro che cercano di nascondere la loro patologia perché sono consapevoli di vivere in un contesto più ampio e accogliente e sanno che schierarsi apertamente potrebbe comportargli dei disagi economici, politici, di consenso pubblico. Sui social non hanno commentato il massacro di Orlando preferendo un laconico silenzio che urla a squarcia gola la loro insensibilità e la loro ipocrisia.

Se i primi sono facilmente identificabili i secondi sono ambigui, parlano per sentito dire, e mettono le mani avanti con frasi del tipo “non ho nulla contro i gay ma….” Oppure attraverso battute “non ho nulla contro i gay ma e meglio che non mi stiano dietro….” Oppure “Ho tanti amici gay ma ….non sono favorevole alle unioni civili….”.

La terza tipologia è la più contradditoria in cui il soggetto nega arditamente di essere omofobo, anzi sostiene di essere a favore degli omosessuali ma agisce in netta contrapposizione agli interessi dei gay negando loro diritti e dovere e pertinenti riconoscimenti sociali come avviene sovente nella politica italiana. In questa categoria rientrano alcuni politici, preti, ma non solo e sovente si rifanno a dichiarazioni supportate da arcaici costrutti e assunti religiosi. 

La strage di Orlando ha rappresentato una grandissima offesa e ferita alla libertà di tutti, non solo libertà sessuale, ma libertà di espressione, libertà di vivere. Credo che tutto il mondo dovrebbe riflettere e per  molte persone nel nostro paese  è giunta l ‘ora che la smettano di incentivare ed alimentare la violenza , l’omofobia, il rancore e la diversità come un qualcosa di negativo attraverso discorsi subdoli e psuedo religiosi, soprattutto se fanno parte del mondo politico e di quello cattolico. Dobbiamo riflettere ed imparare ad essere accoglienti e supportivi e se stiamo male dobbiamo farci aiutare e prendere consapevolezza della nostra patologia. Spero che Orlando  ci insegni ad amare  incondizionatamente.